Storie di vita e d’integrazione professionale

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Il 1° settembre 2020, davanti ad un pubblico attento e partecipe e all’interno del contesto degli eventi del LongLake festival della Città di Lugano, i giovani rifugiati in formazione all’interno della Clinica Luganese Moncucco Delsy (Sri Lanka), Jumakhan (Afghanistan), Kiflom (Eritrea) e Lobsang (Tibet) hanno raccontato i propri vissuti: dalle traumatiche fughe dai paesi di origine, all’arrivo in Svizzera e alle successive esperienze di lavoro nella nostra struttura grazie all’avvio del progetto IntegraTi.

Il Progetto si compone di un percorso teorico – sin dai suoi esordi guidato da Silvia Bello Molteni (insegnante ed educatrice) insieme all’aiuto diretto di figure professionali dedicate, Jessica Zaccheo (cure infermieristiche) e Alessandro Castronovo (servizio alberghiero) – e di un percorso pratico, che può concretizzarsi anche grazie ai Capireparto e a tutti i collaboratori della nostra Clinica.

I ragazzi, molto emozionati e dimostrando grande coraggio, si sono “messi a nudo” davanti ai presenti, narrando i duri e repressivi contesti dai quali sono dovuti scappare, i viaggi terrificanti che li hanno portati alle nostre latitudini e le grandi sensazioni di solitudine ed emarginazione che hanno conosciuto.
Dei veri e propri “inferni in terra”che, anche in questi casi positivi e virtuosi in cui i giovani rifugiati hanno una prospettiva e uno sbocco educativo e lavorativo, non sono che dei punti di partenza.

Regolarizzare la propria situazione davanti alle Autorità competenti, imparare la nuova lingua, comprendere il contesto culturale e sociale, intraprendere una formazione professionale, trovare un posto di lavoro, costruire amicizie e relazioni con le persone del luogo, ecc. sono le nuove sfide che li attendono.

L’inserimento nel mondo del lavoro, che è alla base del processo di integrazione, rappresenta per i nostri ragazzi – che hanno ringraziato la struttura per l’opportunità data e tutti i colleghi per l’enorme aiuto e l’amicizia dimostrati – solo l’inizio della loro già difficile e complicata storia di vita.
Le sfide quotidiane restano quelle di vivere lontano dai propri affetti più cari (spesso a loro volta in pericolo nei paesi di origine), di inserirsi all’interno di un tessuto sociale molto lontano da quello di provenienza che spesso resta difficile da comprendere e non sempre si dimostra aperto e tollerante nei confronti del “diverso”.
Il tutto sapendo di non poter rientrare (nel breve termine, e forse mai) in quei paesi che non gli hanno offerto altre opportunità e prospettive che la fuga e la persecuzione.

La serata è stata moderata dal giornalista Carlo Silini, che ha analizzato e contestualizzato con grande sensibilità i racconti dei nostri collaboratori.